Leviathan Verse

Un'intervista tra David Padovani e Massimo Rosi

Per il lancio del LEVIATHAN VERSE volevamo condividere con voi l’intera intervista fatta da David Padovani de Lo Spazio Bianco a Massimo Rosi, editor in capo e creatore del VERSE.

Ricordatevi che questo fine settimana saremo all’ARF festival a Roma con Gabriele Schiavoni, Massimiliano Grotti e Lorenzo Palombo per portfolio review e firma copie.

D- Quando e come è nata l’idea del Leviathan Verse?

M- L'idea di dare vita ad un universo narrativo nasce durante le lezioni che tenevo alla Scuola Internazionale di Comics agli studenti di sceneggiatura del secondo anno. Al fine di lavorare sullo “svecchiamento” di alcuni personaggi, in modo che potessero perdurare per più generazioni, facevo scegliere loro un personaggio di Pubblico Dominio e glielo facevo rimodernizzare come meglio credevano. Su quello, dovevano strutturare una mini serie di 4 o 6 issues americani.

Ho iniziato questo tipo di lezioni ispirato da quello che fu il mio docente, Onofrio Catacchio, trasformandole in un esercizio pratico di scrittura per giovani sceneggiatori. Ci sono voluti alcuni anni per capire che potevamo farci qualcosa di più con questo tipo di impostazione.
Il grande input è avvenuto, se non ricordo male, un paio di anni fa, quando ho iniziato a lavorare per Chapterhouse/Lev Gleason. Loro fanno questo tipo di “svecchiamento” dei vecchi supereroi di dominio pubblico già da tempo, con Cap. Canuck, American Daredevil, Captain Battle, ecc... Un tipo di prodotto molto inclusivo e “young”. Ho pensato che avremmo potuto farlo anche noi, creando un universo condiviso con una serie di eroi di dominio pubblico, “Leviathanizzandoli”, dando loro uno stile brutale, orrorifico, a tratti tragico, ma allo stesso tempo attuale e politico. Ed ecco che siamo partiti con i nostri primi tre (super) eroi tragici.

D- Qual è stato il criterio di scelta degli eroi che diventeranno protagonisti delle storie? La loro incarnazione “originaria” risalente al periodo d’oro del fumetto americano è sconosciuta ai più…

M- Il criterio c'è e non c'è. Abbiamo creato una cronologia dagli anni '30 ad oggi di quello che è successo nella nostra ambientazione dove, ovviamente, alcuni eroi sono coinvolti; mentre per gli altri andiamo molto a piacere, spulciando il database dei personaggi di pubblico dominio e cercando di capire con il team creativo se c'è modo di poter inserirne uno o più all'interno del Verse.

Altre volte invece magari abbiamo bisogno di raccontare uno specifico personaggio e lo proponiamo direttamente al team creativo, lavorandoci assieme su tutta la fase creativa.

Le incarnazioni originali di questi personaggi sono conosciute per alcuni, altri invece sono proprio andati perduti nel dominio pubblico, anche un po' brutalmente. Per questo cerchiamo sempre di fare un lavoro di restyle, ma con grande rispetto. Ci aiuta molto l'esperienza fatta con Barbarian King in questo.

D- Quale sarà la struttura narrativa di questo universo condiviso? Quante serie e quanti personaggi, nelle vostre intenzioni, comporranno l’affresco complessivo?

M- Sarà piuttosto ampio: al momento non gli abbiamo dato una fine, ma dei paletti obbligati che dovranno accadere all'interno del quadro generale. Siamo partiti da un grande evento, ma le storie dei nostri eroi inizieranno alcuni anni dopo, mostrandoci le conseguenze di una guerra aliena che ha cambiato la vita comune dei terrestri e degli eroi del nostro pianeta.

Al momento abbiamo in tutto 3 mini serie lanciate e ne partiranno altrettante, in modo poi da poter convergere su una serie di eventi condivisi che scriveremo a più mani.

D- Nelle prime tre serie presentate ci vengono presentati tre contesti diversi che, per certi aspetti, riflettono anche tre “generi” diversi all’interno del macro-genere del supereroico. Iron Ace è ambientato in una Inghilterra che sembra essere tornata ai tempi del Medioevo e strizza l’occhio al fantasy; Black Bat è un noir che si svolge in una New York contemporanea; Baron Savitch si svolge in una Russia che ricorda molto l’Unione Sovietica ed è chiaramente di genere fantascientifico. Tre serie fortemente diverse ma accomunate dallo svolgersi sincronicamente all’interno dello stesso universo: sarà questo un leit-motiv del Leviathan Verse?

M- Sì, le serie ovviamente si muoveranno tutte nello stesso universo, ampliando sempre più la lore. Ogni personaggio è un tassello di un quadro che alla fine verrà svelato per la sua interezza.

Il leit-motiv di base è il disagio generazionale, almeno su questo primo trio: i nostri eroi sono tutti eredi di un fardello lasciato da una generazione precedente che ha condannato il presente... ricorda un po' quello che viviamo ora, no? Tutti sono riadattati in modo da creare qualcosa di inusuale. Come notavi, Iron Ace è una sorta di fantasy, l'ispirazione maggiore per lui è proprio quello delle storie dei cicli arturiani, riconvertiti ad un immaginario più contemporaneo, mentre Black Bat è una sorta di vigilante scuro, dai tratti noir, molto cari a Niccolò. Invece Savitch ci immerge maggiormente in quello che è il mistero che dà il via alla storia che poi collegherà i destini di tutti i personaggi coinvolti nel Leviathan Verse.

D- Dove risiede il fascino del seriale: in alcune regole auree da rispettare, nel meccanismo reiterativo delle storie, nella possibilità di sviluppo di trame complesse dai molti fili narrativi? E che tipo di seriale sarà quello del Leviathan Verse?


M- Io sono cresciuto professionalmente nel mercato americano prima che in quello nostrano e da lì ho imparato tutto quello che so oggi. L'idea è stata proprio quella di portare una dinamica molto simile al serial made in USA, ma con un tocco tutto nostro. Leviathan Labs è una realtà che si vanta di essere internazionale, prima che italiana, o europea in generale. L'impostazione di questo progetto vuole strizzare l'occhio alla mitologia e agli antichi racconti: il “super uomo” è una sorta di mitologia moderna. Abbiamo un evento portante: La guerra Aliena e a partire da lì racconteremp le vicende delle persone che ne sono reduci, un po' come partire dalla Guerra di Troia per raccontare l'Odissea e l'Eneide... non voglio paragonare il peso e lo spessore delle due cose, ma è da questo tipologia di fenomeno che è nata l'idea dell'impostazione del nostro seriale.

D- Iron Ace si muove tra il racconto di formazione e l’intrigo politico in stile Games of Thrones. Il personaggio originale viveva le proprie avventure all’interno del secondo conflitto mondiale, combattendo i nazisti: come si è sviluppata l’evoluzione del personaggio nell’incarnazione Leviathan?


M- Iron Ace è quello che più di tutti ha subito un bel cambiamento. Ho voluto dare a questo tipo di storia un'impostazione simile a un racconto magico cavalleresco, citando il ciclo arturiano e la sua mitologia, inserendo però il personaggio in un contesto isolato e durante i giorni nostri, con due casate che si danno battaglia da quasi un secolo: Dandrenor (coloro che hanno ereditato l'armatura di Iron Ace) ed i Ravensberg (i cattivissimi nazisti, che vogliono risvegliare una bestia antichissima e portatrice di sventure).

L'armatura di Iron Ace è molto particolare, sceglie da sola il suo portatore e conserva una memoria collettiva di chi l'ha indossata precedentemente, condividendo questa conoscenza col portatore attuale. È un oggetto magico potentissimo, che serve a mantenere l'ordine e a fermare la Bestia Errante che i Ravensberg vogliono risvegliare: Glatisant (bestia della mitologia arturiana nata dall'energia corrotta dell'incesto tra Artù e Morgana e portatrice di grande Caos). Purtroppo per noi, quando inizia la nostra serie, l'armatura sembra non voler scegliere nessuno e l'unico diretto erede è un ragazzino di nome Oliver che ha problemi di panico e ansia.

D- Black Bat in vari particolari ricorda molto da vicino il personaggio originario, ovviamente attualizzato in alcuni aspetti. Al momento, delle tre serie questa sembra essere la più realistica e forse anche la più tragica…


M- Sì, Black Bat è quello più simile all'originale. Niccolò credo abbia voluto dare un tono molto più noir e drammatico alla storia, uno stile più “Scorsesiano” direi, cercando di mostrare un tassello più suburbano e oscuro, percorrendo con Black Bat proprio quelli che sono i meandri delle metropoli, dove un vigilante può agire più liberamente tra tossici, piccoli boss criminali e super umani disgraziati.

Come dicevo, ognuno dei personaggi mostra un tassello e le conseguenze di questo mondo distopico post-guerra aliena e governato dai super umani.

D- Baron Savitch è il personaggio dei tre presentati che, al momento, ha subito il cambiamento più evidente rispetto al concept originario che, in pratica, è stato ribaltato. E la sua storia d’esordio è anche quella più legata all’evento collettivo che sembra essere il trait d’union del Leviathan Verse. Che cosa potete raccontarci in proposito?

M- Savitch gioca molto sull'aspetto investigativo, un po' alla Rorschach di Watchmen. È figlio dell'originale Baron Savitch, uno scienziato super criminale. Durante la guerra ha perso la vita... e il corpo. Suo padre ha salvato il suo cervello e lo ha impiantato in uno dei migliori corpi cybernetici mai creati. Savitch non può commettere errori e questo fa sì che sbagli continuamente ogni qualvolta deve essere più possibile “umano”. Grazie a questo potere, Savitch diventa ispettore di polizia a Mosca dove, per il suo aspetto, sarà costretto a fronteggiare costantemente atti di emarginazione e “razzismo”.

È il primo che si accorge che qualcosa non va in questi anni post-guerra. Strani movimenti vengono fatti dalla lobby supereroistica per fini al momento ancora misteriosi ma che potrebbero portare l'umanità sul baratro di una nuova crisi.

Tra tutti i personaggi di pubblico dominio, Savitch è il più vecchio: risale a inizi '900 ed è il personaggio che più mi dava libertà, in quanto ho trovato molte poche informazioni su di lui. Spero che piaccia, perché io l'ho adorato.

D- Quante sono le squadre di autori attualmente al lavoro su queste storie?

M- Al momento, oltre le tre squadre su queste testate, composte da me, Massimo Rosi (su Iron Ace e Savitch), Giacomo Pilato e Mauro Gluma su Iron Ace; Daniel Gonzalez e Manuel Rodriguez su Savitch; Niccolò Testi, Gabriele Schiavoni e Lorenzo Palombo su Black Bat.

Mentre nei work in progress avremo: Marco Cei e Andrea Arcari su Duke Of Darkness, Massimiliano Grotti su Moon Girl, Roberto di Leo su Black Venus e sempre il sottoscritto con Mauro Vargas per Hellraider. Durante l'ARF faremo colloqui e review per arricchire questi team e questo universo espanso di super eroi Leviatani :)